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Bio

Gli alunni osservano i manufatti degli antichi mestieri della vita domestica e contadina di almeno 70 anni fa, sia attraverso le proprie famiglie, sia nei musei del rame e degli Antichi Mestieri di Dipignano, Tessano, Rose. Inoltre si visiterà il museo di Leoncavallo a Montalto Uffugo e il trittico nella chiesa di Santa Chiara, approfondendo i dipinti e i pigmenti e il loro stato di conservazione. Saranno selezionati e catalogati i diversi manufatti e la loro composizione materica. Si descriveranno e studieranno i diversi materiali come il ferro, legno, cuoio, metalli e leghe. Una sezione sarà dedicata allo studio della rappresentazione in 3D e si realizzerà un manufatto scelto con la stampante 3D.

RECLAMAMI: Chi sono

Prosegue e si conclude la seconda unità del modulo PON  del progetto RESTART (Manufatti in uso e opere sacre nella società contadina: riscoperta e conservazione) in particolare RECLAMAMI ( Reperimento e classificazione materica degli antichi manufatti, Rappresentazione 3D)  che vede   la prof.ssa Loredana Naccarato esperto  e il prof. Carmelo De Luca tutor , presso L’ITI “A. Monaco” guidato dal Dirigente Scolastico Giancarlo Florio che promuove la cultura anche attraverso le attività extra curricolari, per ampliare le conoscenze e le opportunità di studio e di acquisizione delle competenze  degli alunni.  Nella parte iniziale si era rivolta l’attenzione al museo degli antichi mestieri a Dipignano e Tessano, come nell’articolo già pubblicato sul sito, in questa seconda parte che chiude il modulo, invece, si vogliono evidenziare le bellezze presenti a Montalto e a Rose, sempre nell’ambito di competenza del progetto, riguardante i manufatti e gli attrezzi degli antichi mestieri e le opere sacre :” ogni casa era come una piccola fabbrica che serviva a produrre tutto il necessario per sfamare la famiglia. Una fabbrica dove tutti occupavano un posto preciso nella necessaria distribuzione del lavoro e dove la buona volontà, la fantasia, il saper fare di ciascuno si cimentava nel compito di produrre quanto fosse necessario alla vita e alla sopravvivenza di tutti i membri della famiglia.
Questo era il modo di vivere di gente che alla fatica del lavoro, spesso duro, abbinava però un alto livello di socialità, un modo più naturale di vivere e forse di essere felici. Questa società contadina era anche fortemente legata alle tradizioni cattoliche e frequentava le numerosissime chiese presenti nei paesi o nelle proprie contrade, anche come momento di socializzazione e di arricchimento della propria interiorità. Molti contadini erano analfabeti e attraverso i quadri a esempio, apprendevano i contenuti della bibbia raccontata dai parroci. Un tempo era diffuso l'uso da parte della Chiesa di commissionare molte opere sacre, che arricchivano le diocesi e inorgoglivano gli abitanti. Con la comparsa della trebbiatrice e dei primi trattori, il mondo antico cominciò rapidamente a sparire, e ben poco ne sarebbe rimasto soltanto dopo una ventina d’anni. Ovviamente la trasformazione dell’agricoltura ancestrale in una agricoltura moderna portò molti vantaggi, ma anche alla scomparsa di una società che si basava su consuetudini millenarie. Con essa sparì anche il mondo della solidarietà contadina. Non era più necessario che le famiglie si unissero per lavorare a turno nei poderi di ciascuno. I rapporti di amicizia e solidarietà si allentarono gradualmente, a favore di una progressiva crescita dell’individualismo e della logica del profitto. Spariva gradualmente una cultura, della quale forse oggi cominciamo a sentire nostalgia. Vi era più fatica umana, ma anche una solidarietà sociale calda ed efficace. Con il passare del tempo i paesi si spopolano, dalle campagne della provincia cosentina si registra un esodo verso le città, o in altre regioni e purtroppo anche fuori Italia e si accentua il triste fenomeno dell’emigrazione. Molte delle opere d’arte presenti nelle chiese abbandonate o poco frequentate sono trafugate o rovinate dall’incuria dell’uomo. Per proteggere quindi quelle rimaste, sono state portate dai parroci di tutta la provincia di Cosenza ai Vescovi che si sono succeduti e che per molto tempo le hanno conservate nei loro palazzi dell’Arcidiocesi. Per valorizzarle e conservarle è stato realizzato il giovanissimo Museo Diocesano di Cosenza”. (Tratto dal Progetto PON RESTART).
Ma molte opere sono ancora poco valorizzate e dimenticate. Tra queste uno splendido trittico a Montalto Uffugo di proprietà delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore, che abbiamo adottato in questo progetto. Quando per la prima volta siamo venuti a conoscenza di quest’ opere d’arte, abbiamo chiesto alle suore di accompagnarci a visitarlo, in particolare a Suor Emma ovvero Teresa Bibiani con il permesso della Superiore Suor Paola il cui nome anagrafico è Rosaria Pennisi. Lo spettacolo iniziale è stato scoraggiante. L’’opera era allocata in una chiesa dismessa con scale fatiscenti e soffitti cadenti, ricoperta di polvere e calcinacci. Ma in una nicchia che l’ha protetto in tutti questi anni dalle intemperie e dall’abbandono ci è apparsa in tutta la sua bellezza questo meraviglioso trittico, raffigurante due distinte figure della Madonna e Santa Chiara, segnati dall’usura del tempo e delle condizioni atmosferiche. Le suore ci hanno raccontato che molti Enti ed esperti del settore hanno visitato quest’opera, per toglierla dalla chiesa decadente e situarla in una location migliore e più consona. Ma a oggi tutte le promesse sono state vane, anche gli abitanti di Montalto, tanto legati a quest’opera, avrebbero il diritto di rivederla in tutto il suo splendore.
Oggi le suore sono state costrette a togliere le tele dalla loro splendida cornice e trasportarle nel loro istituto, il solo modo che avevano per proteggerle dalle condizioni atmosferiche che in particolare quest’anno sono state avverse, ma purtroppo con il rischio che esse subissero uno shock termico. Solo loro si prendono cura e hanno lo sguardo rivolto a quest’opera, ma senza gli adeguati mezzi per la sua giusta conservazione e restauro.
Ci rivolgiamo quindi al Sindaco del Comune di Montalto Uffugo che già con il suo dipartimento alla cultura, in particolare la dott.ssa Pamela Ferraro ci ha ben accolto con grande professionalità nel comune, facendoci visitare il museo di Ruggero Leoncavallo, di prendersi cura di quest’opera e ricollocarla nella chiesetta dismessa che ha bisogno prima, però, di un importante intervento di ristrutturazione. 
Ultima tappa del nostro percorso è stata la visita al Museo degli antichi mestieri e al Comune di Rose, situato in un antico castello. Lì c’era il nuovo sindaco, Roberto Barbieri che ha accolto i ragazzi nella sala comunale, alla presenza Salvatore Liguori assessore alle politiche agricole e forestazione. Il Sindaco ha spiegato degli scavi archeologici nel suo Comune, della famosissima statuetta Kore italiota conservata per il momento nel museo archeologico di Sibari, finché non ne venga allestito uno a Rose all’interno del castello. Poi gli alunni del PON hanno visitato la biblioteca e il museo degli antichi mestieri accompagnati dalla dott.ssa Giulietta Coscarelli che ha fatto da Cicerone. Queste le riflessioni di un alunno Giuseppe Tuoto della IIE inf.: “ Questa bellissima esperienza si è chiusa venerdì 14 giugno con la visita al museo di Rose: in questo splendido museo abbiamo approfondito ancor di più sugli oggetti che si utilizzavano una volta, abbiamo iniziato con il telaio di cui non erano presenti tutti i componenti (perché molto antico) e col quale le mamme facevano il corredo alle figlie, per continuare con altri oggetti come il rastrello, a sula, u crivu(cestino che serviva per trasportare il grano), u timpagnu(utilizzato per stendere la pasta fatta in casa), u stricaturu per lavare i panni a mano, a quadara nella quale si cucinava la carne di maiale, in particolare i frittuli. La guida, inoltre, ci ha mostrato una trappola per topi (visciattula), un braciere che si utilizzava addirittura per asciugare i panni quando pioveva, un tronco che fungeva da alveare e infine ci ha raccontato che gli artigiani del posto costruivano le statue poi sistemate in chiesa. Sono felice di aver partecipato a questo PON, grazie alla prof.ssa Naccarato, il professore De Luca e al mio preside Giancarlo Florio”

RECLAMAMI: Citazione

VISITA AL MUSEO DEL RAME E DEGLI ANTICHI MESTIERI

L’ITI “A. Monaco” alla riscoperta degli antichi mestieri e delle nostre radici presso i Musei “del Rame e degli Antichi Mestieri” di Tessano e della “filanda, antichi mestieri, falegnameria” a Dipignano
Il giorno 29/05/2019 i docenti ing. di elettronica Carmelo De Luca e ing. di meccanica e meccatronica Raffaele Rosa, rispettivamente Tutor ed Esperto del modulo RECALAMAMI (Reperimento e classificazione materica antichi manufatti), facilitatore prof. Vincenzo Caira, nell’ambito del PON/FSE: 10.2.5A-FSEPON-CL-2018-65 “ RESTART-MANUFATTI IN USO E OPERE SACRE NELLA SOCIETA’ CONTADINA: RISCOPERTA E CONSERVAZIONE” che si sta svolgendo presso l’ITI “A. Monaco di Cosenza”, diretto dal Dirigente Scolastico Giancarlo Florio, con i loro alunni hanno visitato i Musei degli antichi mestieri e del rame, presso i comuni di Tessano e Dipignano. Il progetto nasce, come di seguito descritto, dall’esigenza di riscoprire le nostre radici: ”Fino alla metà degli anni 50 la vita delle Comunità calabresi era largamente improntata su un modello di tipo rurale. La vita veniva scandita dal lavoro nei campi e in quello casalingo dove, sia uomini sia donne, davano la propria creatività e fattibilità in attività nelle quali impiegavano utensili e manufatti semplici ma efficienti, il cui uso si era consolidato nei tempi”. Il progetto in esame parte dalla considerazione che il contadino di un tempo era anche un artigiano consapevole dell’idea che il suo manufatto, oltre che funzionante, era esteticamente piacevole. E anche se i canoni del bello ai quali si ispirava non erano raffinati, tuttavia tocca e commuove scorgere qua e là negli strumenti dedicati alla cucina, alla stalla e al lavoro dei campi, la fioritura di un intaglio, di un intreccio, di un intarsio di una ribattitura che di questi oggetti rendono più amabile l’uso. Attraverso gli oggetti esposti nei musei di vari comuni, che alcuni anni fa avevamo visto una crescita esponenziale (per la verità ora molti sono stati chiusi, sia per esigenze di locali sia per un disinteresse generale), si può leggere, oltre i sistemi di vita che hanno caratterizzato la civiltà contadina per centinaia e centinaia di anni prima dell’avvento dell’automazione, un timido e geloso desiderio di bello a dispetto delle difficili e aspre condizioni di sopravvivenza. Gli oggetti ci parlano così di un mondo che per così dire ha cessato di esistere dopo l’ultima guerra mondiale. Ed è proprio in questa ottica di recupero, valorizzazione e trasmissione di questa importante eredità culturale che il seguente progetto, affondando le sue radici in un insieme di tradizioni qualificanti, restituisce dignità e interesse a un mondo antico di valori e tradizioni. "(tratto dal progetto). Molti sono stati i musei degli antichi mestieri chiusi precocemente, che erano stati realizzati in un momento di riavvicinamento al nostro non tanto lontano passato. Ma in questo panorama si distinguono i musei del rame e degli antichi mestieri di Tessano e Dipignano, che con una raccolta di più di diecimila pezzi, con centinaia di visitatori ogni anno, rappresentano una vera apoteosi che magnifica la vista e trasmette emozioni e sentimenti forti. Gli alunni del “Monaco ”esplorando questo fantastico museo, hanno avuto il piacere di conoscere macchine e utensili utilizzati dai loro antenati. Ad accoglierli due professionali guide che hanno spiegato con minuzia di particolari e il dott. Guglielmo Guzzo che ha accolto la scolaresca con molto entusiasmo. Così descrive l’esperienza l’alunno Giuseppe Tuoto della II E inf. dell’istituto. “è stato bellissimo vedere dal vivo i lavori che si svolgevano una volta. A Tessano abbiamo visto la rappresentazione della lavorazione dell'uva per ricavare il vino, il mulino trainato dal mulo (al quale veniva messa una museruola per proibirgli di mangiare il grano), gli aratri per coltivare i terreni come quello a "votasacco", tutti gli strumenti del farmacista, del calzolaio, del sarto, del barbiere, del cestaio (che creava cestini di tutte le dimensioni con il legno del salice), del fabbro e l'esposizione di varie trappole per gli animali, finanche l'angolo del maiale. Anche un posto è riservato anche ai forni per la produzione del pane (caratteristico di Tessano). Nell'area di Dipignano l'allestimento che mi ha colpito di più è stato quello dei "Quadarari" perchè è proprio da Dipignano che nasce il Girovagare dei "Quadarari" in ogni paese, frazione o contrada del circondario e via via in tutta l'Italia ed il Mondo. Molti sono gli oggetti e gli utensili in rame: dalle fontane (caratterizzate da un colore più lucido grazie alla presenza di una piccola quantità di ottone) a tutti i tipi di pentole o mestoli. Altro spazio è dedicato all' esposizione della filanda quindi del telaio, le macchine da cucito, gli arcolai, i ferri da stiro, i fusi, e poi ancori i cardi, i bossoli da baco da seta e i tessuti. In una stanza vi è la biblioteca dove sono situati dei banchi di legno molto antichi. In questo museo abbiamo vissuto un viaggio nelle nostre Origini, la nostra Storia. Un viaggio che inizia e termina con tante avventure visive e poi virtuali in un Mondo che è stato dei nostri Genitori ma deve anche essere attuale perché è qui che è radicata la nostra Civiltà." Le foto sono dell’alunno Jason Ruello della IV B el. e dell'alunno Samuel Soliberto della II E inf.

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